31.10.14

Letti in ottobre

Ottobre mi ha regalato delle letture estremamente diverse fra loro e con protagonisti molto diversi: donne irlandesi innamorate, carabinieri che risolvono casi apparentemente facili a Bari, un fascista russo e un bravo padre veneto. Il padre veneto raccontato da Franzoso ve lo consiglio di cuore.


GIRLS WITH GREEN EYES (Edna O'Brien)



“We all leave one another. We die, we change - it's mostly change - we outgrow our best friends; but even if I do leave you, I will have passed on to you something of myself; you will be a different person because of knowing me; it's inescapable...”


Questo libro è la continuazione del più celebre The country girls, che avevo letto qualche mese fa e raccontato qui, ma si può leggere anche indipendentemente dall'altro, dato che ha una trama propria e autonoma.
Mi è piaciuto, è scritto bene e racconta in modo convincente i pensieri e i sentimenti della protagonista: una ragazza che si innamora di un divorziato protestante nell'Irlanda ultracattolica e conservatrice di qualche decennio fa.
Il potere di autodeterminazione delle donne, il ruolo invasivo della famiglia e della religione cattolica, le aspirazioni di felicità che in tutto questo diventano per una donna una vera corsa a ostacoli, sono raccontati senza fronzoli e con grande onestà. Una lettura piacevole, alla quale seguirà appena possibile quella del libro successivo della serie (Girls in their married bliss).

UNA MUTEVOLE VERITA' (Gianrico Carofiglio)



"Per risolvere i casi complicati bisogna essere capaci di costruire una storia."

Un bel romanzo breve, appassionante perfino per me che non amo il genere del poliziesco. Un maresciallo dei Carabinieri che si trova di fronte a un caso di apparente facile soluzione, testimoni attendibili e storie di ordinario squallore che a volte sfociano in tragedie. E' una storia vera, questa, raccontata in luoghi e con personaggi di fantasia. Si vede che l'autore è un magistrato, i carabinieri che vi vengono raccontati qui non hanno niente dello stereotipo a cui ci hanno abituati le fiction.

LIMONOV (Emmanuel Carrère)


"Non è meglio morire da vivi che vivere da morti?"

La biografia romanzata di un personaggio che non conoscevo: un ucraino che dai sobborghi di un impero in decadenza sfida leggi, etica, buon senso e quant'altro per vivere secondo il suo personale concetto di eroismo. Ma non c'è solo Limonov, c'è anche e soprattutto l'Europa dell'Est vista prima, durante e immediatamtnte dopo il crollo dell'Unione Sovietica.
Un libro molto interessante per certi aspetti, un po' noioso per altri. L'apologia del dannato mi piaceva da ragazza, ora sinceramente questi sedicenti eroi violenti ed egoisti mi hanno un po' stancata. Sarà che sto maturando e vedo attorno a me tanta brava gente che non ha bisogno di uccidere o di dimostrare qualcosa a ogni costo per sfidare la società, sarà che ho due figli e cerco disperatamente modelli positivi, sarà un limite mio, non lo metto in dubbio, ma Limonov non mi ha convinto fino in fondo, nè come personaggio nè come libro, nonostante Carrère sappia decisamente scrivere. E se dovessi rileggere Carrère, rileggerei L'avversario.

GLI INVINCIBILI (Marco Franzoso)


"Un padre triste ti rimane attaccato addosso tutta la vita come un vestito troppo stretto."

Ogni tanto incontro libri che non riesco a smettere di leggere una volta iniziati. Non sono necessariamente i migliori, intendiamoci, ma sono libri che per qualche motivo mi intrappolano e mi tolgono il sonno e mi fanno dire: dai che tra poco esco dall'ufficio e ho 10 minuti per continuare.
La vicenda del tutto verosimile e contemporanea di un padre che resta solo col figlio. Un padre che molto verosimilmente sta perdendo a sua volta suo padre e che non può quindi fare molto affidamento su sua madre. Una storia ambientata nella provincia veneta degli impresari che pensano solo al profitto, anche davanti al ricovero di un bambino in ospedale. Mamme sole ai giardinetti, padri assenti, congedi parentali che ti rendono un alieno, figli in età da asilo costretti a fare i conti con l'inadeguatezza dei genitori.
Questo libro parla di noi, famiglie normali nella nostra anormalità. Famiglie in cui ci sono matrimoni falliti, convivenze riuscite, solitudini e vuoti da colmare alla meno peggio.
Non so se è un buon libro, forse mi sento semplicemente troppo coinvolta per poterlo dire adesso. So che mi è piaciuto leggerlo e che mi ha fatto riflettere su me stessa e sul senso che diamo ancora oggi alla parola famiglia, e non è poco.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...